La lista dei desideri, riflessione aperta di un genitore ai tempi del coronavirus

La lista dei desideri, riflessione aperta di un genitore ai tempi del coronavirus

Siamo ormai arrivati al venticinquesimo giorno di quarantena e la convivenza nelle nostre case si fa sempre più intensa. Abbiamo avuto modo, per i più fortunati (che non sono equamente distribuiti nel mondo) di provare mille strategie per convivere.

La convivenza forzata può essere una grande possibilità se ognuno di noi riesce a guardare l’altro, a riscoprirlo nei suoi fondamentali bisogni. Bisogni di affetto, stima, riconoscimento, contenimento e espressione delle emozioni. Potrebbe sembrare banale tutto questo, ma non lo è. Soprattutto se pensiamo ai bambini, che devono poter piangere e dire che sono tristi, che vorrebbero uscire, vedere le maestre e i compagni di scuola.

Questi giorni ci richiamano alla semplicità e alla reciprocità. Ci ricordano le grandi domande che i bambini si fanno e fanno a noi adulti. Domande che nella maggior parte dei casi possono esprimere se hanno genitori capaci di ascoltarli.

Perché i bambini non aspettano. Buttano la domanda, tra un compito e l’altro, mentre si lavano i denti. L’hanno sempre fatto e sempre lo faranno: “Mamma ma tu sei più piccola o più grande di papà e dei nonni? Non morirai vero? Perché i nonni sono ancora vivi se sono vecchi? E dopo dove andranno? Tra quanto tempo sarai vecchia/vecchio? Farò in tempo a invecchiare insieme a te? Cosa mi succederà se morirai? Dove andiamo dopo la morte? Diventiamo qualcosa o spariamo? Cosa ci facciamo qua sulla terra?” Queste sono alcune delle domande dei bambini, e quindi sono anche le nostre. Tra i tre e i sei anni diventiamo filosofi e cerchiamo risposte. Questo compito evolutivo, importante quanto la crescita in altezza e del peso diventa nutrimento del nostro equilibrio psicologico.

Le persone adulte che incontriamo, e per primi gli importantissimi genitori, zii e nonni, ci aiutano nel dare forti basi a quelle risposte che rimarranno pietre miliari dentro di noi. Ci aiutano emotivamente a elaborare le paure ad esse connesse. La paura della solitudine e della morte. Ci aiutano a trovare il senso della vita. Sembrerà banale ma non lo è, soprattutto se pensiamo che iniziamo a farci domande da molto molto piccoli. Perché da piccoli facciamo le cose più importanti per noi stessi e per la società, poniamo le basi per essere in futuro grandi uomini. Soprattutto, una volta trovato il senso, possiamo continuare a desiderare perché non siamo spaventati e annichiliti dalla paura, dallo sconforto. Perché sappiamo come affrontare la disperazione della perdita.

Se non abbiamo invece dato ancora delle risposte così importanti ai nostri figli, siamo in tempo per farlo, e se noi ce ne fossimo dimenticati possiamo sempre usare questo tempo per farlo ancora. Il compito sembra facile e difficile allo stesso tempo, ovvio e scontato, oppure inesplorato. Ma se lo facciamo molta della nostra inquietudine di questi giorni se ne andrà, e così sarà più semplice contenere quella dei figli, che in questi giorni si esprime con mille sintomi, in mille modi diversi. Sarà forse più semplice superare questi momenti, perché non li avremo superati e basta, ma li avremo vissuti.

La nostra lista dei desideri quest’anno, sconvolta dalla pandemia globale, sarà semplice, fatta di equità sociale e lavorativa per ogni uomo e bambino che la Vita ha poggiato sulla terra.

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